Emergenza Coronavirus: le proposte della filiera per rilanciare le costruzioni

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In Sardegna, ma non solo, l’edilizia rappresenta una parte fondamentale del nostro sistema produttivo ed economico. Investire nella ripresa di questo fondamentale comparto può realmente aiutare la ripartenza del motore che abbiamo dovuto fermare per combattere contro il Covid-19. Le costruzioni di edifici, insieme agli interventi sul sistema viario e infrastrutturale in generale, sono capaci di muovere numerosi settori produttivi altrettanto importanti, come le fabbriche delle materie prime necessarie a tutte le lavorazioni di base, i fabbricanti e gli installatori di infissi, pavimenti, materiale elettrico, sanitari, climatizzazione, eccetera. Una mole infinita di prodotti e una massa importante di imprese e lavoratori coinvolti in attività che possono avere a che fare, tra l’altro (e per molti versi a prescindere dal costo degli interventi), anche col bello, con la qualità estetica dei luoghi che abitiamo. Ecco, noi convintamente sosteniamo che la ripresa di questa importante locomotiva economica possa fare la differenza nel difficile cammino che aspetta la nostra economia nella c.d. “fase 2”. Di seguito riportiamo integralmente la presa di posizione/appello fatta dalle principali associazioni di categoria che rappresentano il comparto dell’edilizia al Governo perché si possa, finalmente, riprendere l’attività.

“Non fermare le macchine e assicurare le condizioni per far ripartire il Paese al più presto”. Lo chiedono con una sola voce le associazioni datoriali della filiera delle costruzioni (Anaepa Confartigianato Edilizia, Ance, Agci Produzione e Lavoro, Assistal, Claai edilizia, Cna costruzioni, Confapi Aniem, Confcooperative lavoro e servizi, Fiae Casartigiani, Legacoop produzione e servizi, Oice, Ucsi), con un accorato appello a Governo e Parlamento affinché si mettano subito in atto misure per garantire la sopravvivenza delle imprese e venga adottato un grande Piano di opere pubbliche e di incentivi per sostenere l’edilizia privata.

Oggi è a rischio la stessa sopravvivenza del comparto: la maggior parte dei cantieri sono fermi e i pochi attivi lo sono con bassa produttività. Il pericolo concreto è che domani manchino le imprese che dovranno realizzare gli investimenti di un settore fondamentale per la tenuta economica e sociale del nostro Paese, che alla ripresa potrebbe valere il 22% del PIL nazionale.

Cinque le priorità indicate dalle associazioni nell’appello:

• condizioni chiare e univoche per gestire in sicurezza i cantieri;

• tempestiva iniezione di liquidità, pagamento dei crediti ed eliminazione dello split payment;

• pagare i lavori eseguiti con sal emergenziale subito e sal mensile a regime;

• “Piano Marshall” per le costruzioni: risorse agli enti locali per aprire subito cantieri su tutto il territorio e rafforzare incentivi per le riqualificazioni edilizie;

• forte semplificazione di procedure e balzelli.

Innanzitutto, all’importante protocollo siglato il 24 marzo, devono seguire secondo le Associazioni dell’edilizia, nell’interesse dei datori di lavoro e dei lavoratori, regole cogenti e univoche per gestire in sicurezza i cantieri operativi e per riavviare quelli che riapriranno: occorre chiarire le responsabilità di tutti gli operatori, pubblici e privati coinvolti e i relativi oneri, eliminare l’art, 42 comma 2 del decreto “Cura Italia” che assimila l’infezione da contagio Covid-19 ad un infortunio sul lavoro rendendo di fatto impossibile la gestione e la riapertura dei cantieri. È auspicabile invece ripartire dalla disciplina Testo Unico per la Sicurezza del Lavoro (decreto legislativo 81/2008).

Fra tre mesi, secondo le stime – nonostante gli ammortizzatori sociali – i datori di lavoro non potranno più garantire gli stipendi al personale con conseguenze devastanti in termini sociali; bisogna quindi consentire l’utilizzo dei crediti fiscali, in corso d’anno, anche oltre i limiti oggi esistenti ed immediatamente esigibili i crediti fiscali, oltre a fermare da subito il regime dello split payment.

La Filiera, inoltre, per poter sostenere la liquidità delle imprese delle costruzioni per approntare i materiali e le lavorazioni necessarie alla ripresa dei lavori, ritiene essenziale: il pagamento immediato di quanto fatto fino alla sospensione dei cantieri, la stipula dei contratti di gare aggiudicate, l’introduzione di stati di avanzamento (sal) mensili, e il differimento della consegna del cantiere alla data della ripartenza.

Occorre poi definire un piano per le costruzioni che, ad esempio, alimenti gli enti locali e riavvii opere pubbliche di piccole e medie dimensioni fondamentali anche per il tessuto sociale dei territori; devono essere prorogati i termini delle scadenze e rafforzate le misure delle detrazioni per le riqualificazioni edilizie e l’efficientamento energetico e che si attivino le procedure per renderli strutturali.

Come ultimo punto, ma certo non meno importante, la necessità di sospendere inutili balzelli vessatori a carico degli operatori economici, dimezzare i termini di ogni procedura approvativa, introdurre procedure che nell’emergenza e per i prossimi sei mesi siano in grado di rendere cantierabili i lavori.

Infine, le Associazioni auspicano più in generale per il futuro il ripensamento a fondo la struttura della Pubblica Amministrazione, senza burocrazia, palleggi di responsabilità e lungaggini, con l’obiettivo di modernizzare tutto e innestare nel sistema forti elementi di digitalizzazione e di nuove professionalità al passo con i tempi.